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Nella musica classica i “Big 3” sono Beethoven, Bach e Mozart. Nell’arte classica ci sono Da Vinci, Michelangelo e Rembrandt. Il mondo delle pietre colorate è dominato da Rubini, Zaffiri e Smeraldi.

 

Il mondo delle pietre colorate è estremamente variegato: le gemme possono essere estratte dalla terra, prodotte da animali e piante, create in laboratorio. Possono essere quasi di qualsiasi colore, da un blu o rosso intenso, a colori pastello, sfumate di grigio, nere ed incolore. In pratica ci sono centinaia di gemme esistenti al mondo. Tuttavia, le gemme più importanti sono 3: Smeraldi, Rubini e Zaffiri.

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SMERALDI

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Storia

Lo smeraldo, noto per il suo colore verde, è una varietà della specie minerale berillio. Altre varietà del berillio possono essere acquemarine e morganiti ad esempio.

Il primo smeraldo scoperto nella storia risale alle miniere dell’antico Egitto approssimativamente tra il 3500 e il 330 a.C. La data esatta non è tanto importante quanto il fatto che le difficoltà nell’estrarre smeraldi fosse notevole. La qualità delle pietre, rapportata agli standard attuali, era insoddisfacente. Gli smeraldi erano piccoli, scoloriti ed estremamente inclusi, ma divennero immediatamente mezzi di prestigio per la nobiltà dell’epoca.

Le miniere in Egitto sono state attive per circa 1700 anni, ma la storia degli smeraldi è diventata molto più seria durante il sedicesimo secolo.

I coloni spagnoli presero controllo delle miniere Chivor e Muzo in Colombia estraendo migliaia di smeraldi e schiavizzando i nativi del luogo.

Nel 1963, Jules Sauer, commerciante brasiliano dell’epoca, scoprì dei berilli nello stato di Bahia in Brasile (precisamente a Salininha). Per più di un secolo il mondo ha definito “smeraldo” come berillio verde colorato dal cromo. Tuttavia, gli smeraldi di Bahia dovevano il loro coloro sia al cromo che al vanadio. Mandando la pietra ad un istituto gemmologico, il commerciante ottenne il riconoscimento della pietra come smeraldo, dal momento che la valutazione di essa era basata sul colore e non sugli elementi che componevano la gemma.

Tale modifica nella definizione di smeraldo non solo consentì l’apertura di nuove miniere in Brasile, ma anche in Africa in cui si trovavano larghi depositi di smeraldi colorati principalmente dal vanadio.

Non esiste ancora una definizione di “smeraldo” riconosciuta globalmente e il più grande dibattito riguarda il berillio verde e come esso debba essere per essere classificato come smeraldo.

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Fonti

Ogni anno vengono estratti smeraldi che valgono milioni di dollari. Circa il 60% proviene dalla Colombia. Una delle miniere più famose del paese, la Puerto Arturo, ha contenuto alcuni degli smeraldi più grandi e belli al mondo.

Esistono poi altre fonti per gli smeraldi: Brasile, Zambia, Zimbabwe, Pakistan, Afghanistan e Madagascar forniscono la maggior parte del restante 40%. Tuttavia, violenza, luoghi remoti e climi avversi hanno ostacolato ed ostacolano tutt’ora il percorso degli smeraldi verso il mercato globale.

Le diverse fonti conferiscono agli smeraldi caratteristiche diverse. Tuttavia, esse non sono sufficienti per poter determinare con assoluta certezza l’origine della gemma.

 

Trattamenti

È risaputo che la maggior parte degli smeraldi sono trattati. Alcuni vengono riempiti con degli oli particolari, mentre altri ancora con delle resine polimeriche. Ciò è dovuto al tentativo di nascondere le spaccature presenti nello smeraldo e per migliorarne la trasparenza.

Non c’è nulla di negativo nell’utilizzo di tali trattamenti. È necessario tuttavia che essi vengano indicati.

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RUBINI

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È molto probabile che i rubini siano stati scoperti per la prima volta intorno al 3000 a.C. La famosa miniera del Mogok, in Birmania (oggi conosciuta come Myanmar), è stata utilizzata per talmente tanti anni che è quasi impossibile stabilire una data di inizio esatta.

Il rubino, per essere definito tale, deve avere come colore dominante il rosso. Possono essere presenti sfumature di arancione o viola, ma il colore principale deve rimanere sempre rosso.

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Fonti

Il nome Burma è diventato praticamente sinonimo di rubino di alta qualità. I cambiamenti politici hanno portato al cambiamento del nome del paese da Birmania a Myanmar, tuttavia il nome dato alla gemma non è stato modificato.

Le prime miniere birmane si trovavano a Mogok e la loro produzione ha oscillato parecchio negli anni successivi alla Seconda guerra mondiale, tuttavia la scoperta di un ricco giacimento nel Mong Hsu ha aiutato il paese a ritornare alla fiorente produzione passata.

Bisogna precisare però che non tutti i rubini birmani sono straordinari, così come non tutti i rubini provenienti da altre fonti sono inferiori ad essi. Altre località sono emerse come risorse importanti di rubini, come ad esempio il Mozambico che ha iniziato la propria produzione nel 2006. I rubini possono essere trovati anche in Sri Lanka, Tailandia, Cambogia, Afghanistan e in molti altri paesi.

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Trattamenti

Nonostante il declino tailandese nella produzione di rubini grezzi, il suo ruolo principale nella compravendita di tale gemma continua ad influenzare l’intero mercato. È una pratica comune tailandese quella di esaltare il colore rosso dei rubini, scaldandoli, in modo tale da rimuovere le sfumature viola o marroni presenti, oppure migliorandone l’apparenza andando a coprire quelle inclusioni visibili ad occhio nudo all’interno della gemma. Essendo questa una pratica molto diffusa, bisognerebbe valutare tutti i rubini come scaldati, a meno che non ci siano prove evidenti del contrario.

Recentemente un nuovo trattamento che riempie le fessure dei rubini con del vetro ad alto contenuto di piombo ha incominciato a diffondersi nel mercato.

 

 

ZAFFIRI

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Fin dai primi studi degli enciclopedisti romani risalenti a circa 2000 anni fa si era capito che altri fattori oltre al colore di una pietra erano importanti per la sua identificazione. Questo era il preludio alla successiva scoperta che rubini e zaffiri fanno parte della stessa specie: il corindone. Sono identici chimicamente e fisicamente, l’unica differenza risiede nell’elemento che ne causa il colore.

Quando si parla di zaffiri si fa solitamente riferimento ad una gemma di colore blu. Tuttavia, gli zaffiri possono essere di svariati colori, neri ed anche incolore. Quando ci si riferisce ad uno zaffiro di un colore diverso dal blu, esso viene definito in base al colore.

Nel corso dei secoli il termine “orientale” è stato utilizzato per indicare pietre con una particolare durezza originate all’est del Mediterraneo. Nel 18° secolo i gemmologi hanno sostituito tale termine con la nuova parola “corindone” nella descrizione degli zaffiri. Il termine “orientale” forse non era sufficientemente corretto, ma l’idea era giusta. Il corindone era duro e la fonte principale era ad est.

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Fonti

Sono più di una dozzina le fonti dalle quali vengono ricavati gli zaffiri, tuttavia, storicamente le più famose sono, nell’ordine: Kashmir (regione tra il Pakistan e l’India), Myanmar e Sri Lanka.

Lo zaffiro proveniente dal Kashmir ha un colore blu intenso, spesso paragonato ai petali del fiordaliso (cornflower in inglese).

Lo zaffiro birmano (dal Myanmar) ha un colore intenso, ma in qualche modo un po’ più scuro rispetto ad uno zaffiro proveniente dallo Sri Lanka.

Oggigiorno le fonti principali (quantitativamente parlando) si trovano in Madagascar, Africa dell’est, Sri Lanka e Australia.

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Trattamenti

Come il rubino, anche lo zaffiro viene solitamente scaldato. Questa pratica è dovuta al fatto che la gemma cambia colore quando subisce tale “cottura” per un determinato periodo di tempo e sotto certe condizioni. L’obiettivo primario di tale meccanismo è il miglioramento del colore, con un successivo scopo di migliorare la purezza della gemma.

Come nelle altre pietre di colore, anche in questo caso tale pratica è comunemente accettata previa indicazione.

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